“Premier eletto dal popolo”, espressione certamente ignota ai nostri antenati della prima repubblica che a decine di presidenti del consiglio dei ministri hanno dato e tolto la fiducia infinite volte. Come si suol dire “sono finiti i tempi che Berta filava”, in tutti i sensi, se si pensa che Rino Gaetano parlava cripticamente di compromesso storico.
Sono finiti i tempi in cui il sistema proporzionale dava un po’ a tutti vincitori e sconfitti, i tempi in cui si andava votare senza sapere chi sarebbe stato il capo dell’esecutivo. Una scelta che sarebbe arrivata solo successivamente, in seguito al coagularsi delle maggioranze, in seguito al definirsi delle alleanze, e dietro sinistri giochi di potere che sono in parte ancora a noi oscuri. Beh del resto, davanti alla scheda non c’erano molte alternative, i partiti di massa come Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano la facevano da padrone. Ma il proporzionale metteva d’accordo tutti, anche il Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante, tacciato di essere l’ erede del fascismo, per l’intera durata della prima repubblica riusciva a ritagliarsi i propri spazi, in un dibattito politico sempre entro i limiti della civile convivenza. Il sistema proporzionale sembrava proprio la soluzione ideale, garantiva buona rappresentanza in Parlamento proprio a tutti, con un unico difetto: a farne le spese era la governabilità del paese; le maggioranze variabili, i franchi tiratori. E di governi caduti nelle legislature del secolo breve se ne contano fino a 6 cadauna. Il proporzionale aveva il pregio di riuscire a mettere d’accordo tutti, ma il difetto di rendere quegli accordi così precari da determinare governi spesso definiti “balneari”, proprio perché della durata della stagione estiva. In tal senso il sistema proporzionale rappresentò sul finire del ‘900 una minaccia alla stabilità politica ed economica di un paese che era sul baratro del default.
E così nella lunga stagione dei referendum che contraddistinse i primi anni novanta, il sistema proporzionale dopo quasi cinquant’anni di onorato servizio andò definitivamente in pensione. Vi subentrò il Mattarellum, un sistema maggioritario, fino all’odierno porcellum, e qui arriviamo alla questione tanto dibattuta negli ultimi giorni. Chi ha la maggioranza relativa si porta a casa il 55% dei seggi alla Camera. In tal senso si potrebbe affermare che la coalizione di maggioranza riesca ad esprimere da sola il Presidente del Consiglio a cui voterà la fiducia. E l’idea era proprio di dargli una sorta di legittimazione popolare indicandolo come leader della coalizione. Il sistema funziona per qualche anno fino all’odierna legislatura. Situazione paradossale. Alle elezioni del 2013 la coalizione di centro sinistra ottiene la maggioranza relativa, ma al Senato non va proprio così. Il Senato va eletto su base regionale, comportando maggioranze differenti in diverse regioni, morale della favola, per qualche manciata di voti la coalizione vincente il premio di maggioranza alla Camera, non ottiene la maggioranza al Senato.
Leader della coalizione vincente cosa? Premier eletto che? Situazione da prima repubblica: i partiti dovranno trovare un accordo per una figura che sia gradita tanto alla coalizione di maggioranza relativa, quanto alle forze di minoranza che sosterranno il governo. In tal senso pare chiaro comprendere che il famigerato leader della coalizione non sempre può essere gradito ad altre forze politiche. Proprio come accadde con Bersani: la figura più moderata di Enrico Letta si trovò a guidare un esecutivo con l’appoggio di forze di centrodestra. Ecco svelato l’arcano: il Presidente del Consiglio non l’abbiamo mai eletto. Finché il porcellum ha tenuto ci siamo trovati dinnanzi ad un premier nominato dal popolo, identificato come il leader della coalizione, ma, attenzione non eletto; bensì nominato dal Presidente della Repubblica, ai sensi dell’art. 92 della Costituzione, vedere per credere. Ci siamo soltanto fatti abbindolare da tentativi falliti, oltre che incostituzionali, di dare un carattere semipresidenziale ad una Repubblica Parlamentare come la nostra, in cui siamo titolati ad eleggere i nostri senatori e deputati che accorderanno o meno la fiducia, non nell’interesse di Dibba, non nell’interesse di Renzie, ma nell’interesse esclusivo della Nazione.
Nessun colpo di Stato, nessuna nomina incostituzionale, nessun presidente eletto. Insomma ci siamo fatti di nuovo fregare.