Dopo tanto clamore mediatico, la Catalogna si è presa, ieri, nel segreto delle urne elettorali, una sonora rivincita nei confronti della stretta centralista imposta da Madrid, dopo il referendum di fine ottobre.
Nelle consultazioni per il rinnovo del Parlamento regionale, le tre forze indipendentiste (JUNTSxCat, Erc-CatSì e Cup), già al governo uscente, hanno, infatti, ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi (70 su 135), pur arrestandosi al 47,5 % dei voti. Nonostante l’apoteosi dell’orgoglio catalano, il partito più votato è stato, però, il centrista unionista Ciudadanos, che, da solo, ha ottenuto ben 37 seggi, tre in più del Junts per Catalunya dell’ex presidente e fuggitivo Carles Puigdemont.
Proprio il leader indipendentista, nella conferenza stampa in lingua catalana, convocata, ieri sera, nella sua attuale residenza di Bruxelles, ha commentato in termini entusiastici l’affluenza record alle urne (81,94%, 7 in più rispetto al 2015) e il risultato elettorale. Puigdemont ha, infatti, ripetuto due volte: “La Repubblica catalana ha battuto la monarchia sull’articolo 155″ – aggiungendo, poi – “Rajoy è stato sconfitto. Ora servono una “rettifica”, una “riparazione” e la “restituzione della democrazia“.

Sul fronte unionista, Arrimadas, candidata di Ciudadanos, salito da 25 a 36 deputati locali (un’enormità rispetto agli appena 3 ottenuti dal Partito del premier Mariano Rajoy), ha rivendicato la vittoria dal palco di Plaça d’Espanya, davanti a una folla gremita di sostenitori che l’hanno accolta al grido di “Espanoles-Espanoles-Espanoles!”. Piuttosto fredda è stata, invece, la reazione della Commissione Europea, che ha fatto sapere, attraverso un comunicato stampo, che non cambierà la propria posizione nei confronti della Catalogna.

Il raggruppamento indipendentista, ottenendo 70 deputati, può, dunque, ora, costituire il nuovo Governo della Generalist, e chissà che quella di ieri non rappresenti un’ulteriore tappa di avvicinamento all’indipendenza.