La Corte di Giustizia dell’Unione Europea usa la mano pesante nei confronti della FIGC, sanzionandola, con una multa di poco più di 3 milioni di euro, per le restrizioni imposte per l’accesso alle figure professionali di direttore sportivo, collaboratore della gestione sportiva, osservatore e match analyst.
Sotto la lente dei giudici di Lussemburgo sono, in particolare, finite le norme federali che prevedono, quale requisito essenziale per la partecipazione ai corsi di abilitazione, la residenza e/o cittadinanza italiana, nonché quelle che dispongono un numero massimo di soggetti ammessi alla scuola di Coverciano, il cui esito positivo è, peraltro, condizionane per l’iscrizione negli elenchi federali e per il conseguente esercizio dei predetti servizi.
Tali restrizioni sono, dunque, apparse irragionevoli alla Corte di Lussemburgo, non essendo nemmeno imposte dai regolamenti delle federazioni internazionali (FIFA e UEFA), nonché contrarie all’art.101 TFUE, in tema di libera prestazione di servizi, e all’intero contesto normativo di liberalizzazione delle autorità economiche. Per tali ragioni, le stesse sono state dichiarate illegittime e la FIGC è stata, conseguentemente, sanzionata con una pena, comunque inferiore rispetto al massimo edittale previsto dall’art.15 c.1 L.287/1990